giovedì 9 aprile 2020

Albanesi di Sicilia -- The Albanian Sicily

                                                        foto dal web



Nell'anno 1468, alla morte del grande condottiero Georgios Skanderberg, l'Albania cadde nelle mani feroci dei turchi ottomani che iniziarono immediatamente le persecuzioni della popolazione di origine greca. In migliaia, prevalentemente di religione ortodossa, fuggirono da quella terra e trovarono ospitalità nel Regno delle Due Sicilie, tra Puglia, Calabria e Sicilia. 

Dopo quella prima ondata, altre migrazioni si susseguirono per quasi un secolo, fino alla prima metà del Cinquecento. Posti sotto la tutela del vescovo cattolico di Agrigento, i fuggiaschi albanesi in Sicilia si insediarono nella parte centro-occidentale dell'isola dove oggi sorgono i principali paesi di cultura arbëreshë . La comunità più consistente, infatti, proveniva dall'isola di Andros ed era formata dai discendenti della tribù Arbeeror. Dopo diversi secoli di integrazione sul territorio, le comunità albanesi si ingrandirono con le nuove ondate migratorie del 1991. In questo caso, i profughi scappavano dalla fame e dalla miseria del regime post Comunista. Seguì nel 2002 la migrazione dei profughi di guerra dal Kosovo.

Queste popolazioni - che ormai sono siciliane al cento per cento - conservano, del loro antico retaggio, la ritualità religiosa (ortodossia greco-bizantina) e la lingua, derivante da un dialetto che ancora oggi si parla nell'Albania centro-meridionale. Dal 1999, le comunità arbëreshë sono minoranze linguistiche protette dallo Stato e dalla Regione Sicilia. Possono insegnare la loro lingua alle scuole elementari dei comuni di residenza e possono scrivere le indicazioni stradali in italiano e in albanese.

Le città siculo-albanesi più note sono: Piana degli Albanesi (foto a lato, di GINA DI DATO), grosso comune situato sull'omonimo lago, uno dei più vasti di Sicilia, dove ha sede la Cattedrale Ortodossa di San Demetrio e la relativa "eparchìa" che governa tutte le chiese di tal rito in Sicilia. Bellissimi i quartieri medievali del centro: Shen Gijoni, Rroquat, Kryqa e Palermeesh. Contessa Entellina, prima colonia albanese di Sicilia, dove sorge la Chiesa dell'Annunziata (foto in alto, sotto il titolo). Santa Cristina Gela, famosa per le sue feste religiose. Mezzojuso e Palazzo Adriano, con le loro splendide piazze e chiese antiche, sono altri due centri albanesi importanti, come gli altri tutti nella provincia di Palermo.

Ma troviamo città albanesi anche in provincia di Agrigento (Sant'Angelo Muxaro) e perfino nel catanese, dove però il susseguirsi di dominazioni culturalmente più significative ha quasi del tutto cancellato le tracce degli arbëreshë . Quanti di voi sanno, ad esempio, che un tempo proprio qui all'ombra dell'Etna esistevano le colonie albanesi di Brontee, Kallikari Albavilla e Shen Mikelli (Bronte, Biancavilla e San Michele di Ganzaria)?

Se volete respirare il profumo antico di queste comunità, che grazie alla loro ricchezza culturale hanno contribuito a rendere unica la Sicilia, andate a visitarle nel periodo di Pasqua. I loro riti, le loro feste, le loro canzoni sono spettacoli da non perdere.




In 1468, after the death of the great leader Georgios Skanderberg, Albania fell into the
ferocious hands of the Ottoman Turks who immediately began the persecutions of the population of Greek origin. Thousands, mainly of Orthodox religion, fled from that land and found hospitality in the Kingdom of the Two Sicilies, between Puglia, Calabria and Sicily.
After that first wave, other migrations followed one another for almost a century, until the
first half of the 16th century. Placed under the protection of the Catholic bishop of Agrigento, Albanian fugitives in Sicily settled in the central-western part of the island where today the main towns of arbëreshë culture arise. The largest community, in fact, came from the island of Andros and was formed by the descendants of the Arbeeror tribe. After several centuries of integration on the territory, the Albanian communities expanded with the new migratory waves of 1991. In this case, the refugees fled the hunger and misery of the post-Communist regime. In 2002 also arrived the people from Kosovo, in order to save themselves from the war.
These populations - which are now 100% Sicilian - retain, from their ancient heritage, religious rituals (Greek-Byzantine orthodoxy) and the language, deriving from a dialect that is still spoken today in central-southern Albania. Since 1999, arbëreshë communities have been linguistic minorities protected by the State and the Region of Sicily. They can teach their language in the primary schools of their municipalities and are allowed to write the street directions both in Italian and Albanian.

The best-known Sicilian-Albanian cities are: Piana degli Albanesi, a large municipality located on the lake of the same name, one of the largest in Sicily, where the orthodox Cathedral of San Demetrio arises. It is also seat of the "eparchy" which governs all the churches of Greek ritual in Sicily. The medieval areas of the town's historic centre  -Shen Gijoni, Rroquat, Kryqa and Palermeesh -  are charming and beautiful. Contessa Entellina, the first Albanian colony of Sicily, where the Annunziata Church stands (photo above, under the title). Santa Cristina Gela, famous for its religious ceremonies. Mezzojuso and Palazzo Adriano, both showing splendid squares and ancient churches, are two other important Albanian centers, and like the other ones, they also are in the province of Palermo.

But we find Albanian cities also in the province of Agrigento (Sant'Angelo Muxaro) and even in Catania, around the Etnean area. Here, however, the succession of culturally more significant dominations has almost completely erased the traces of the arbëreshë. For example, how many of you know that the Albanian colonies of Brontee, Kallikari Albavilla and Shen Mikelli (Bronte, Biancavilla and San Michele di Ganzaria) existed right here at the foot of Mt. Etna?
If you want to breathe the ancient scent of these communities, which thanks to their cultural heritage have contributed to making Sicily unique, go and visit them during Easter week. Their rites, their events, their songs are not to be missed.

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