venerdì 24 aprile 2020

I Pàlici di Palagonia - The legend of the twin lakes



Quando il Dio rese feconda la Ninfa di Fuoco, ecco che nacque Palagonia!

In provincia di Catania esiste davvero un paese con questo nome, Palagonia. Nome che, quasi certamente, deriva da una leggenda mitologica legata a due misteriose divinità ... i Pàlici. Secondo alcune versioni greche, i Pàlici erano i figli gemelli di Zeus e Talia. Altre leggende però li fanno risalire alle culture esistenti in Sicilia prima dell'arrivo degli ellenici. In quel caso i due Pàlici sarebbero invece i figli del dio siculo Adranos, unitosi alla ninfa Etna.

Nel luogo in cui i due gemelli furono generati tra vapori e fumi di zolfo, in realtà si trovavano due laghetti vulcanici oggi prosciugati - ma non per questo estinti! Di Lago Vulcano e Lago Naftìa esistono dipinti e testimonianze storiche, ma oggi non si possono più vedere in quanto sono stati interrati e coperti da strade e sentieri di campo. Se ne sente ancora l'odore di zolfo, però, di tanto in tanto. E non cresce nulla nella zona in cui un tempo i laghi ribollivano di fanghi caldi.

Anticamente, queste semi divinità erano considerate molto miracolose, sia dai Siculi che dai Greci e dai Romani dopo di loro. Ai Pàlici era dedicato il tempio di Paliké, situato a pochi metri dai laghi gemelli, e ad essi si portavano sacrifici affinché benedicessero il raccolto. Ma i Pàlici erano anche i protettori degli schiavi. Se un servo maltrattato, o accusato ingiustamente, si fosse rifugiato nel tempio di Paliké nessuno poteva toccarlo. Il padrone poteva farli uscire solo testimoniando, davanti ad altre persone, di trattarli bene da quel momento in poi.

Nessuno osava sfidare i Pàlici, perché tutti - anche i potenti - temevano le loro esplosioni di ira e soprattutto i loro fumi velenosi che uccidevano o accecavano chiunque osasse avvicinarsi troppo.  Era uso punire i prigionieri ribelli mettendoli con il viso sui laghi finché i vapori sulfurei non li avessero resi totalmente ciechi. Per questo, in zona, quando si vuol giurare per essere creduti si dice: "subra a vista di li me uocchi" (giuro sulla vista degli occhi) oppure "subra l'uocchi da Paliké". 

Intorno all'area archeologica di Paliké si è formato il paese di Palagonia, che è cresciuto durante il Medio Evo e poi si è sviluppato sotto il feudo spagnolo dei Gravina-Cruyllas, dal 1407 al 1854. Oggi Palagonia è un grosso centro agricolo, che offre tuttavia alcuni luoghi di interesse turistico. Non si possono più ammirare i laghetti dei Pàlici, ma potete visitare: il Museo dei Reperti Archeologici, i ruderi dell'Estatèrion, i resti della basilica paleocristiana di San Giovanni (VII secolo) ma soprattutto la bellissima chiesa-eremo di Santa Febronia. Risalente al VII secolo, fu affrescata nei secoli successivi (XVI- XVII ) con immagini del Cristo Pantocratore, Sant'Agata, Santa Lucia e il martirio della Santa Febronia. ---la foto sotto il titolo è di Sicilia Muse Culture, la foto in alto è del sito Uncovered Sicily. L'antico dipinto in basso, dal web.



"When God made the Fire Nymph fruitful, Palagonia was born!"

In the district of Catania there really is a town with this name, Palagonia. Name that almost certainly derives from a mythological legend linked to two mysterious gods ... the Palices. According to some Greek versions, the Palices were the twin sons of Zeus and Talia. Other legends, however, picture them as belonging to the cultures that existed in Sicily before the arrival of the Hellenics. In that case the two Palices would instead be the children of the Sicilian god Adranos, who joined to the nymph Etna and got her pregnant. 
In the place where the twins were generated between sulfur fumes and fire, there were two volcanic ponds now dried up - but not extinct! Lake Vulcano and Lake Naftìa do not exist anymore but there are paintings and historical testimonies about them. Though today they can no longer be seen, you can still smell the sulfur from time to time. And nothing grows in the area where the two lakes once boiled with hot mud.
In ancient times, these semi divinities were considered very miraculous, both by the Sicilians and by the Greeks and Romans after them. The Paliké temple was dedicated to the Palices, located a few meters from the twin lakes, and sacrifices were offered so they could bless the harvest. But the Palices were also the protectors of slaves. If a battered or unjustly accused servant had taken refuge in the temple of Paliké no one could touch him. The master could only let him out by testifying, in front of other people, to treat him well from that moment on.
Nobody dared to challenge the Palices, because everyone - even the rich ones - feared their outbursts of anger and above all their poisonous fumes that killed or blinded anyone who dared to get too close. It was customary to punish the rebel prisoners by putting them with their faces on the lakes until the sulphurous vapors made them totally blind. For this reason, in this part of Sicily, when you want to swear to be believed you say: "subra a vista di li me uocchi" (I swear on the sight of the eyes) or "on the eyes of Paliké".
The town of Palagonia was formed around the archaeological area of ​​Paliké. It grew during the Middle Ages and then developed under the Spanish fief of the Gravina-Cruyllas family, from 1407 to 1854. Today Palagonia is a large agricultural center, which however does offer some places of tourist interest. You can no longer admire the lakes of Palices, but you can visit: the Museum of Archaeological Finds, the ruins of the Estatèrion, the remains of the early Christian basilica of San Giovanni (7th century) but above all the beautiful church-hermitage of Santa Febronia. Dating to the 7th century, it was frescoed in the following centuries (16th to 17th) with images of Christ Pantocrator, St Agata, St Lucy and the martyrdom of St Febronia. --- the photo under the title is by Sicilia Muse Culture, the photo of the temple is from the Uncovered Sicily website (you  can read it in English too). The old painting from the web.

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