Alla storia di Motta Santa Anastasia, delizioso paese in provincia di Catania il cui castello sorge sulla sommità di un "neck" (magma solidificato in fase di risalita dentro un camino vulcanico), si lega la leggenda di una fanciulla di nome Jana. Ma per parlare di Jana bisogna prima parlare di una grande regina siciliana, Bianca di Navarra.
Bianca arriva in Sicilia nel 1402 dopo aver sposato per procura Re Martino il Giovane. Pochi anni dopo le nozze, però, il marito muore di malattia durante un viaggio in Sardegna lasciando la giovane Bianca a reggere da sola il trono di Sicilia. Morto anche il suocero, che stava correndo in suo aiuto, Bianca si ritrovò sola in una terra ancora straniera e con un pretendente - il conte Cabrera di Modica - che la insidiava. Il conte voleva infatti sposarla, oppure eliminarla, per ingrandire i suoi possedimenti.
Aiutata da un generale fedele, Bianca fece arrestare il Cabrera e lo rinchiuse nella torre del castello di Motta Santa Anastasia. Dopo di che, con la fedele dama di compagnia Jana, elaborarono un piano perfetto per mettere il nemico fuori gioco. Travestita da uomo, Jana si finse paggio al servizio del nobile prigioniero e conquistò la sua fiducia. Poco per volta cominciò a spronarlo alla fuga, aiutandolo anche a organizzare tutto al momento giusto. Il Cabrera, non sospettando nulla, si fidò e si calò - con l'aiuto del nuovo "amico" - giù dalla torre durante la notte, travestito da semplice contadino. Alcuni cittadini, però, videro questi strani movimenti e scambiarono Cabrera per un ladro facendolo arrestare e sbattere nel carcere del castello Ursino a Catania. Lì l'uomo dovette restare tanto a lungo da arrendersi e rinunciare alle sue ambizioni.
Di fatto non si sa se questa Jana sia mai esistita. Forse è esistito un giovane paggio dai lineamenti femminili, o forse la leggenda narra solo le gesta di un astuto custode. Fatto sta che, a Motta Santa Anastasia, è rimasto vivo un detto da allora: "A si figghiu d'a Jana?", si domanda quando una persona ha dimostrato una notevole furbizia nel risolvere un problema.
The legend of a girl named Jana is linked to the history of Motta Santa Anastasia, a charming Medieval town in the district of Catania whose castle stands on the top of a "neck" (magma solidified during the ascent inside a volcanic chimney). But to talk about Jana we must first talk about a great Sicilian queen, Bianca of Navarra.
Bianca arrived in Sicily in 1402 after marrying King Martin the Younger by proxy. A few years after the wedding, however, her husband died of illness during a trip to Sardinia, leaving the young Bianca to hold the throne of Sicily alone. Even the father-in-law, who was running to help her, died. Bianca found herself alone in a land that was still foreign and unknown, with a suitor - Count Cabrera from Modica - who was threatening her. The count wanted to marry her, or even kill her, so to enlarge his own possessions.
Helped by a faithful general, Bianca had Cabrera arrested and locked up in the tower of the castle of Motta Santa Anastasia. After that, with the faithful company lady Jana, they devised a perfect plan to put the enemy out of play. Disguised as a man, Jana pretended to be a young servant in the service of the noble prisoner and won his trust. Little by little she began to urge him to flee, also helping him to organize everything at the right time. Count Cabrera, suspecting nothing, trusted her and descended - with the help of the new "friend" - from the tower during the night, disguised as a simple peasant. Some citizens, however, saw these strange movements and thought Cabrera was a thief . The man was then arrested and taken to the Ursino castle's prison in Catania. There he had to stay so long to give up his ambitions.
It is not known whether this Jana ever existed. Perhaps there was a young page with feminine features, or perhaps the legend only tells the deeds of an astute guardian. The fact is that, in Motta Santa Anastasia, a saying still remains, since then: "A si figghiu d'a Jana?", (are you the son of Jana?) they ask when a person has shown considerable cleverness in solving a problem.
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