foto di Grazia M |
I media stanno travisando ancora una volta una usanza siciliana, trasformandola in uno stereotipo “mafioso”. Come è già successo con la parola “mandamento” … che oggi molti credono si riferisca a un possedimento mafioso (no, è solo il termine palermitano che indica un quartiere cittadino), come hanno fatto col termine “pizzino” … che oggi sembra sinonimo di “codice mafioso” invece è solo la parola siciliana per “volantino”, adesso tocca ai soprannomi.
Il mega boss Totò Riina
detto “u curtu” (il basso), il super boss Matteo Messina Denaro detto “u siccu”
(il magro), Bernardo Provenzano detto “u tratturi” (il trattore) stanno creando
intorno ai soprannomi – i cosiddetti NGIURI – un alone macabro di criminalità.
E adesso i turisti, o i siciliani più giovani, che leggono negli annunci di
lutto “Giovanni Fichera detto U Beddu” pensano subito a un mafioso. Niente di
più sbagliato, o lontano dalla realtà. Ancora una volta, se non conosci la
Sicilia non puoi capire. E allora faresti meglio a informarti prima.
Il soprannome, in
siciliano, è detto U ‘NGIURIU (l’ingiuria) ma non ha una connotazione negativa.
O almeno non sempre. Certo, nasceva dalla sottolineatura di una caratteristica
fisica – a volte di un difetto o di un handicap – che poi restava appiccicato
addosso a una persona per tutta la vita, che gli piacesse o no. Ma non è una
usanza criminale, meno che mai mafiosa.
Per secoli e secoli, in
Sicilia, è stato ovvio e normale battezzare i figli con i nomi dei genitori,
oppure con quelli dei nonni. Di conseguenza in un piccolo paese potevano
esserci anche cinque generazioni di persone con gli stessi nomi. Ancora oggi,
nelle piccole città siciliane, si trovano magari cento Alfio Grasso, duecento
Rosa Patané … uomini e donne con gli stessi nomi e cognomi di altri uomini e
altre donne. Una confusione assoluta … se non ci fossero i “ngiuri”. E allora
un Alfio Grasso sarà detto “u turcu” (il turco) perché scuro di pelle, mentre
il cugino con lo stesso nome sarà “cricchia” (cresta) perché magari ha i
capelli spettinati. Una Rosa Patanè sarà “ngiuriata” (soprannominata) “beddicapiddi”
perché ha dei bei capelli lunghi mentre la pro-zia con lo stesso nome era
conosciuta come “zuppidda” perché zoppicava.
Uno dei
romanzi italiani più famosi fu scritto dal siciliano Giovanni Verga, e
riguardava la famiglia Toscano detta "I Malavoglia". Uno ngiurio
scherzoso, perchè in realtà la famiglia era invece fatta di grandi lavoratori!
Insomma, i nostri
bellissimi, antichissimi e preziosissimi soprannomi non c’entrano niente con i
boss mafiosi. Al contrario, piuttosto. I mafiosi usano i soprannomi perché sono
siciliani. Gli ngiuri sono invece un caleidoscopio stupendo di parole, frasi e
riferimenti che raccontano la storia millenaria di un popolo che non è mai
uguale a se stesso. Nemmeno se porta nomi e cognomi identici. E a proposito …
io sono la nipote fiera di Raffaele Musumeci detto “U Carrittu”, il carretto, perché
mio nonno era commerciante e usava sfrecciare con il suo carretto prima – con la
macchina poi – tra un appuntamento di affari e l’altro! O forse perché era
bassino e squadrato come un carretto siciliano?
TROVATE QUESTO ARTICOLO ANCHE SU / find this article also on: https://itsjustetnainmygarden.blogspot.com/
The mass-media are once again misrepresenting a Sicilian
custom, turning it into a "mafia" stereotype. As they already did
with the word "mandamento" ... which today many refer to a mafia
possession (no, it is just the word they use in Palermo for “city district”),
as they did with the term "pizzino" ... which today seems synonymous
with "mafia code" instead is only the Sicilian word for
"flyer". Now it's up to the nicknames thing.
The mega mafia boss Totò Riina known as “u curtu” (shorty),
the super boss Matteo Messina Denaro known as “u siccu” (skinny), Bernardo
Provenzano known as “u tratturi” (the tractor) are creating around nicknames –
the so-called NGIURI – a macabre aura of crime. And now the tourists, or the
younger Sicilians, who read in the mourning announcements "Giovanni
Fichera known as U Beddu" immediately think of a mafia man. Wrong. Very
very far from reality. Again, if you don't know Sicily you can't under stand. And
you better ask, first.
The nickname, in Sicilian, is called U 'NGIURIU (the insult).
But it does not have a negative connotation. Or at least not always. Of course,
it was born from the underlining of a physical characteristic - sometimes a
handicap - and then remained stuck on a person for life, whether they liked it
or not. But it is not a criminal custom, let alone a mafia one.
For centuries, in Sicily, it was obvious and normal to
baptize children with their parents' names, or with their grandparents’. As a
result, there might be as many as five generations of people with the same
names in a small town. Even today, in Sicilian towns there are maybe one
hundred Alfio Grasso, two hundred Rosa Patané... men and women with the same
first and last names as other men and other women. An absolute confusion ... if
there weren't the "ngiuri". So, Alfio Grasso will be called "u
turcu" (Turkish) because of his dark skin, while the cousin with the same
name will be "cricchia" (Tuft) because of his crazy hair. Rosa Patanè
will be “Rosa beddicapiddi” because she has beautiful long hair while her
great-aunt of the same name will be known as “zuppidda” because she limped.
One of the most famous Italian novel, written by
Sicilian Giovanni Verga, describes the life of a family of fishermen: the
Toscanos called "I Malavoglia" (lazy kids). Which was a joke, because
the family was instead very active and worker.
In short, our beautiful, ancient and precious nicknames have
nothing to do with mafia bosses. Quite the contrary. Mafia men use nicknames
because they are Sicilian. The ngiuri, on the other hand, are a wonderful
kaleidoscope of words, phrases and references that tell the millenary history
of a people that is never equal to itself. Not even if they all have identical
names and surnames. And by the way … I am the proud granddaughter of Raffaele
Musumeci called “U Carrittu”, the cart, because he was a merchant and used to
whiz around with his cart first – then with the car – between one business
appointment and another! Or perhaps because he had a short and squared body and
looked like a Sicilian cart?
Nessun commento:
Posta un commento