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Il cuore della Sicilia ha anche un'anima blu, che "batte" dentro un bellissimo lago artificiale in provincia di Enna: il Lago Pozzillo.
Situato tra i comuni di Regalbuto e di Agira, questo lago dalla forma allungata nasce grazie a una diga che sbarra il corso del fiume Salso Cimarosa - uno degli affluenti del Simeto, da non confondere con l'omonimo e più importante Salso Himera - allagando una piana circondata da morbide colline. Inizialmente la diga serviva per accumulare acqua da usare a scopo agricolo e per alimentare una centrale idroelettrica. Ma con il tempo il Lago Pozzillo è diventato anche una ambita meta turistica.
Anche se in estate la portata d'acqua diminuisce enormemente, in primavera e autunno ammirare il lago con le sue foreste di eucalipti lungo le sponde è un'emozione unica. Nel cuore dell'arida Sicilia, questa oasi di verde e di acqua ristora occhi e anima.
Il Lago Pozzillo si è formato negli anni Sessanta del secolo scorso quando la diga (costruita tra il 1950 e il 1959) è stata finalmente ultimata. Con una portata d'acqua di 150 milioni di metri cubi, una superficie di circa 8 km e una profondità di 51 metri, vanta il record di "più grande bacino artificiale della Sicilia". Il turismo lacustre si è sviluppato solo dalla fine degli anni Ottanta e oggi offre punti di ristoro, scuole di canottaggio, escursioni in quad o a piedi, agriturismi, centri sportivi e un parco avventura dedicato (vedi sito ufficiale dei territori del lago).
I comuni che si affacciano sul lago e che quindi godono del turismo intorno ad esso sono: Gagliano Castelferrato, Agira e Regalbuto. Tutti e tre sono centri di antica origine medievale, situati in cima a colline o rupi e quindi di fatto "lontani" dalle sponde del Lago Pozzillo. Ma direttamente collegati ad esso tramite i bellissimi panorami e le strade che lo raggiungono a valle. Per arrivare al lago da fuori provincia, percorrendo l'autostrada Catania-Palermo A19 si può uscire sia a Catenanuova sia ad Agira, proseguendo poi in direzione Regalbuto.
Il lago è troppo "moderno" per essere collegato a fantastiche storie di mistero. Ma nelle vicinanze, in contrata Musubacco, la voce popolare narra che... un giorno la figlia di un ricco signore espresse un desiderio magico secondo il quale tutto ciò che possedevano si trasformasse in oro puro. Cosa che avvenne nelle ore successive. La famiglia si ritrovò così immersa in tali e tanti tesori che dovette nasconderli tutti in una grotta. Anni dopo, un pastorello di passaggio da quella grotta - ormai invasa dai rovi - vi cercò dentro riparo. E trovò il tesoro. Ma stranamente di tutti quei preziosi decise di prendere solo due scarpette dorate, mettendole ai piedi al posto dei propri scarponi infangati. Quando cercò di uscire dalla grotta però ne rimase prigioniero per sempre... aveva infatti dimenticato la formula magica: "prendo pegno e poso pegno" con la quale accompagnare lo scambio. Ogni sette anni, il vitellino che il giovane pastore aveva con sé ritorna dal mondo dei morti e guida qualche esploratore alla scoperta del tesoro. Ma nessuno finora è riuscito a trovarlo ... perchè, affinché la magia si compia, si deve salire alla grotta a mezzanotte, portando un secchio pieno d'acqua ma senza farne cadere nemmeno una goccia! (fonti LUDUM CATANIA - da Francesco Miranda "REGALBUTO STRADE, STORIE, LEGGENDE, UOMINI ED EROI")
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