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La Sicilia ha radici molto antiche e ha mescolato dentro di sé decine di culture diverse. Noi raccontiamo la storia a partire dai Greci, ma prima ci sono state altre civiltà. E tante altre sono vissute tra una conquista e l'altra, a volte silenziose, nascoste sotto altri nomi e altre lingue. Degli Arabi e dei Normanni, per esempio, ricordiamo le grandiose architetture ancora visibili soprattutto nella zona occidentale dell'isola. Ma ci sono stati anche i Berberi, e gli Ebrei - molti di origine magrebina, arrivati insieme agli islamici - che hanno lasciato tracce importanti nella nostra cultura. Ecco perchè dobbiamo dire grazie, ancora oggi, a queste culture. Non solo per l'architettura. Alcuni motivi vi stupiranno.
COSA CI HANNO LASCIATO GLI ARABI:
molte tecniche agricole, molte attrezzature per lavorare la terra e i nomi che ancora oggi le identificano (gebbia, saja, giarra); molte colture nuove come lo zafferano, l'anice, il sesamo; il gusto particolare per la carne di cavallo. Ci hanno lasciato il sistema amministrativo del territorio suddiviso per province (i famosi "Val"). Sono Arabi ancora oggi molti cognomi siciliani (Zappalà, Badalà, Musumeci, Alì) e i nomi di moltissime città e paesi.
Ma ci hanno lasciato anche le storie e la figura di Giufà (Ja'har, Jafar), l'imbranato per eccellenza da portare ad esempio ai bambini affinché non facciano errori nella vita! Viene dagli Arabi anche l'usanza del "corno rosso": pare fosse loro tradizione legare un corallo al collo dei neonati per augurare loro fortuna e lunga vita!
COSA CI HANNO LASCIATO I BERBERI:
molto probabilmente ci hanno lasciato loro la tradizione del couscous, che oggi è uno dei piatti forti della tradizione siciliana. In particolare ci hanno insegnato a condirlo con cacciagione e verdure.
COSA CI HANNO LASCIATO I NORMANNI:
oltre alle tanto famose architetture, e ai loro tratti somatici nordici che ancora appaiono nei bambini che nascono tra Messina, Enna e Caltanissetta, i Normanni ci hanno lasciato cognomi come Ribaudo, Rinaudo, Frudà, Grimaldi, Orlando. Ci hanno insegnato a essiccare il pesce e a ottenere lo stoccafisso, "u pisci stoccu" di cui specialmente Messina va tanto ghiotta.
Sono eredità Normanna le forchette e alcuni tipi di coltelli, introdotti in Sicilia molto prima che nel resto d'Italia. Ma soprattutto, dobbiamo ringraziare i Normanni per la nostra tradizione dei ricchi pranzi della domenica, i pranzi della nonna, i pranzi di Natale con cinque, sei, o anche più portate. Questi banchetti che lasciano senza fiato furono introdotti dai signori del nord nei loro castelli, e spesso venivano aperti anche alla popolazione. Ci hanno insegnato che ... mangiare tanto, è bello!
COSA CI HANNO LASCIATO GLI EBREI:
gli Ebrei sono entrati in Sicilia insieme agli Arabi nel X secolo, provenienti dal Maghreb. E sono rimasti qui fino al 1492 e anche oltre, per qualche anno. La loro cultura, "mascherata" da cultura araba, ci ha lasciato moltissimo a livello gastronomico. Grazie agli Ebrei, noi siciliani amiamo oggi mangiare il pesce azzurro; grazie a loro abbiamo l'abitudine di soffriggere l'aglio nell'olio; grazie a loro mangiamo cose come le melanzane infornate e condite con l'olio, la caponata, i carciofi all'aglio e i dolci a base di mandorle.
Ma dobbiamo essere grati agli Ebrei siciliani, loro malgrado, anche per la diffusione del culto della Madonna della Catena. Questa devozione, nata a Palermo nel XIV secolo, indicava Maria che libera dalle catene della prigionia. Dopo la cacciata degli Ebrei, nel XVI secolo, sulle fondamenta delle loro sinagoghe vennero costruite decine di chiese dedicate alla Madonna della Catena. Questo perchè i Cristiani "ringraziavano Maria di averli liberati dalla depravazione giudaica". Una dedica crudele, di cui oggi non si può certo andare fieri. Ma che di fatto ha contribuito a diffondere una festa, e una tradizione, che altrimenti sarebbe rimasta per sempre solo nel palermitano.
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Sicily has very ancient roots. It has mixed dozens of different cultures within itself. We tell the story starting with the Greeks, but before that there were other civilizations. And many others lived between one conquest and another, sometimes silent, hidden under other names and other languages. Of the Arabs and Normans, for example, we remember the grandiose architecture still visible in the western area of the island. But there were also the Berbers, and the Jews - many of Maghrebi origin, who arrived together with the Muslims - who left important traces in our culture. This is why we must say thanks, even today, to these people. Not just for architecture. Some reasons will really amaze you.
WHAT THE ARABS GAVE US:
many agricultural techniques, many equipment for working the land and the names that still identify them today (gebbia, saja, giarra); many new crops such as saffron, anise, sesame; the particular taste for horse meat. They gave us the administrative system of the territory divided by provinces (the famous "Val"). Many Sicilian surnames (Zappalà, Badalà, Musumeci, Alì) and the names of many cities and towns are still Arabs today.
But they also left us the stories and the figure of Giufà (Ja'har, Jafar), the clumsy boy par excellence to give as an example to children, so that they do not make mistakes in life! The custom of the "red horn" to bring good luck also comes from the Arabs. It seems it was their tradition to tie a coral around the neck of babies to wish them luck and long life!
WHAT THE BERBERS GAVE US:
most likely they left us the tradition of cooking couscous, which today is one of the strongest dishes of the Sicilian food tradition. In particular, they taught us to season it with chicken or lamb meat and vegetables.
WHAT THE NORMANS GAVE US:
in addition to the famous architectures, and their Nordic features that still appear in children born between Messina, Enna and Caltanissetta, the Normans gave us surnames such as Ribaudo, Rinaudo, Frudà, Grimaldi, Orlando. They taught us how to dry fish and how to obtain stockfish, "u pisci stoccu" which Messina especially is so fond of.
Forks and some types of knives, introduced in Sicily much earlier than in the rest of Italy, are Norman heritage. But above all, we have to thank the Normans for our tradition of rich Sunday lunches, grandmother's lunches, Christmas lunches! The tradition of eating with five, six, or even more courses in breathtaking banquets was introduced by the lords of the north. They used to do so in their castles, and often opened to the population as well. We were taught that ... eating a lot is beautiful!
WHAT THE JEWS GAVE US:
the Jews entered Sicily together with the Arabs in the 10th century, coming from the Maghreb. And they stayed here until 1492 and beyond, for a few years. Their culture, "disguised" as Arab culture, has given us a lot as far as food is concerned. Thanks to the Jews, we Sicilians today love to eat small Mediterranean blue fish; thanks to them we have the habit of frying garlic in oil. Thanks to them we eat baked aubergines seasoned with oil, or the caponata, or the garlic flavoured artichokes and almond-based desserts.
But we must be grateful to the Sicilian Jews, despite themselves, also for the spread of the cult of Our Lady of the Chains. This special devotion for the Virgin Mary, started in Palermo in the 14th century, indicated her while breaking the chains of prisoners. After the expulsion of the Jews, in the early 16th century, dozens of churches dedicated to Our Lady of the Chains were built on the foundations of their synagogues. This was because the Christians "said thank you to Mary for having freed them from the Jewish depravity". A cruel dedication, this one, which today we certainly cannot be proud of. But which in fact contributed to spreading a celebration, and a tradition, which otherwise would have remained forever only in the Palermo area.
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