OGGI RICORRONO 40 ANNI DALLA MORTE DI PEPPINO IMPASTATO. Noi però vogliamo ricordarlo con il viso e le parole di un altro ragazzo, andato via troppo presto e troppo presto dimenticato: GIUSEPPE GATI'
Come Peppino, anche Giuseppe aveva scelto di rimanere in Sicilia, di lavorare (aiutava il padre contadino), studiare e far politica in nome del cambiamento. Non ne ha avuto il tempo, perché è morto a 24 anni (nel 2009) fulminato da una scarica elettrica mentre controllava un impianto malfunzionante in un ovile. Poco prima di morire aveva contestato Vittorio Sgarbi, allora sindaco di Salemi, per le sue dure parole contro un giudice antimafia, accusandolo tra l'altro di fare più gli interessi delle sue pubblicazioni editoriali che non di Salemi e della Sicilia in generale.
Nel suo diario, oltre alle bellissime frasi della foto in basso, fu trovata anche questa "LETTERA A PEPPINO" che copio di seguito:
<<Caro Peppino, Sono passati ormai 30 anni dalla tua morte, dal giorni in cui salutasti la tua Sicilia. Quanto la amavi questa terra eh? La amavi cosi’ tanto da sacrificare la tua vita cercando di poterla cambiare
Quante lotte, e quante volte coi denti stretti e I pugni in tasca ti sei “arraggiato” contro lo schifo che ti circondava.
Non so se da qualche parte hai visto quello che hai lasciato, quanto altro sangue è scorso dopo il tuo, quante mogli rimaste vedove, e quanti bambini diventati orfani.
La Mafia ha continuato a mietere altre vite dopo la tua, anche se adesso si è “ammodernata” anche lei. I mafiosi non vanno piu’ in giro con la coppola e I baffetti, ma indossano giacche a doppiopetto e qualche volta occupano addirittura ruoli istituzionali, oppure fanno eleggere amici e galoppini . Ah scusami! Con la fretta ho dimenticato di presentarmi, anche io come te mi chiamo Giuseppe, e con un gruppo di amici ci siamo “amminchiati” come te, a voler fare qualcosa per vedere le cose girare nel verso giusto.
Siamo stanchi di vivere, anzi di sopravvivere tra compromessi, favoritismi, raccomandazioni e “buone parole”. Certo potresti dire che anche tu sei stanco, ma di sentire sempre le stesse cose da giovani ventenni, che credono di poter cambiare il mondo, ma che alla fine si adegueranno a questa societa’. Oggi come allora, chi alza un po di piu’ la testa, viene etichettato come comunista, anarco insurrezionalista, no global, appartenente ad un non ben definito centro sociale o meglio ancora terrorista.>>
The new idea of Sicily and Sicilians, the people who rebel against the mafia and the traditional behaviour of violence and killings started in 1978, 40 years ago, when a young Palermitan DJ was killed. His name was Peppino Impastato, son and nephew of mafia men, he reacted and rejected that kind of life and from his radio studios he invited young people to rebellion. He was killed by his uncle's men on May 9th. Another young man, in 2009, was Giuseppe Gatì. A student and a farmer from Agrigento, he decided not to emigrate, because he wanted to keep walking on Peppino Impastato's way and change Sicily from inside. He used to say "Sicily is my homeland and I defend it. What about you?". Giuseppe died accidentally, at 24, while fixing the electric system of a farm's barn. They can be both remembered today, side by side, same idea, same love for Sicily.
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